Estratti del testo:
[…] Ansia, paura, attacchi di panico, depressione: manifestazioni che possiamo incontrare in qualunque paziente, qualunque sia il motivo per cui venga a visita.
Vi chiedo allora, come noi Medici trattiamo queste manifestazioni? Ci rivolgiamo di solito a strategie psicoterapiche o farmacologiche. Raramente consideriamo, per sbloccare condizioni psichiche ed emotive, un approccio somatico, indirizzato direttamente al livello corporeo del paziente.
[…] Il suggerimento è quello di considerare le condizioni emotive a tutti i livelli, portando in primo piano il corpo.
Nella assoluta maggioranza dei casi, è il Medico il primo a intercettare i segni di una sofferenza emotiva, che si esprime inevitabilmente in sintomi e segni corporei, a cui si deve prestare massima attenzione. Per esempio, si possono identificare precocemente le tensioni corporee, per prevenire lo sviluppo di disturbi emotivi. Oppure, il blocco emotivo si esprime con una disfunzione organica, risolta la quale il blocco emotivo affiora allora in superficie, sotto forma di pianto, risata, euforia o altre numerose modalità.
Bisogna saper accompagnare questo processo, e vedremo come. Si offre allora, nell’ambulatorio del medico, la possibilità di un intervento precoce e spesso radicale, costituito spesso da atti minimali, come potrete scoprire più avanti. Ma atti medici, questo è il punto.
Questo non è un testo strettamente tecnico: è un compendio alla formazione pratica che propongo sotto forma di seminari in presenza, ai quali si rimanda per acquisire le tecniche e la manualità applicativa. Inoltre, le discipline a cui si fa riferimento richiedono, naturalmente, un percorso formativo specifico, se avrete il desiderio di metterle in pratica. In queste pagine vi offrirò piuttosto una prospettiva dei meccanismi attraverso cui la sofferenza emotiva si sviluppa e si instaura nel soma, come pure una visione d’insieme delle possibilità terapeutiche.
È un lavoro frutto di decenni di esperienza e studio, basati sull’approccio eclettico e sulla assoluta personalizzazione della cura, oltre che di osservazioni su me stesso. Condividerò con voi la possibilità di sciogliere i nodi di resistenza in cui il paziente è inviluppato, senza alcun psicologismo, utilizzando semplicemente i suoi sintomi clinici e la semeiotica che già conosciamo, con particolare riguardo alla palpazione, in una modalità solo e soltanto medica.
[…] Sentirsi in un corpo è l’esperienza primaria dell’essere umano. È il presupposto base per sentirsi vivo, è il terreno in cui si radica il senso di sé, la consapevolezza del proprio essere nel tempo e nello spazio, della propria identità, dell’essere un’entità individuale. Le sensazioni corporee sono il materiale di costruzione di questa identità, che non può essere separata e collocata in un contesto astratto. La capacità di percepire stati interni del corpo è un aspetto fondamentale dell’autocoscienza. Per dirla in altri termini, l’esperienza di sé è radicata nell’esperienza corporea.
Il flusso di percezioni viscerali e corporee costituisce lo sfondo permanente su cui si basa la sensazione di esistere. Ci si accorge di essere vivi in quanto consapevoli di un corpo vivo, che, tutt’altro che muto, comunica costantemente con il sistema nervoso. In esso si crea una mappa somatosensoriale, che costituisce l’immagine percettiva del sé. Scindere il corpo dal proprio senso di identità è impossibile, perché questo “senso” è di fatto un sentire, e ogni sentire è corporeo. Non esiste un sentire disincarnato.
[…] Ripeto, le emozioni non galleggiano nell’aria, né albergano nel cervello, come nel film Inside Out: nascono e vivono nella carne. Sono movimenti interocettivi, che, in un organismo ben funzionale, troverebbero la loro naturale espressione per poi, sempre naturalmente, dissiparsi.
Tornando al nostro paziente, vediamo ora un esempio della conversazione che potrei intrattenere con lui:
– Dottore, sono un soggetto ansioso.
– Ah! E come fa a dirlo?
– Me l’hanno detto.
– Ma lei come se ne accorge?
– Che domande! Ho l’ansia!
– Va bene. Dove?
– Che significa, dove?
– Dove. Mi dica dove sente l’ansia.
– La sento tutto il giorno.
– Le ho chiesto dove, per favore.
– Non capisco.
– Adesso c’è quest’ansia?
– Sì.
– E come se ne accorge?
– Eh, mi sento una cosa qui… – portando la mano al petto.
– Esattamente dove? La indichi, metta proprio un dito.
– Direi qui. – indicando un punto preciso sullo sterno.
Dal mio punto di vista, che non è quello dello psicologo, questo dato mi è più che sufficiente per iniziare a lavorare con il paziente. Non ho necessità di sapere se quel sentito sullo sterno dipenda dal conflitto col marito, dalla morte del gatto o dall’esame andato male. Ciò potrà anche spuntare fuori in seguito, ma al momento mi basta la localizzazione di quel sentito, che diventerà il target corporeo per il mio intervento terapeutico.
Pagine: 176
Immagini : 37 b/n
Formato Copertina : brossura
ISBN 978-88-7572-214-2