La luce che cura: la Fotobiomodulazione
Può la luce “curare”?
Che una vita sana all’aria aperta e l’esposizione al sole siano benefici per la nostra salute, lo si sa da sempre. In medicina, è da moltissimo tempo che si utilizza la luce come elemento terapeutico, si pensi alla luce blu per l’ittero dei neonati e alla luce bianca per la depressione stagionale.
Ciò di cui vi parlo adesso riguarda i recenti sviluppi dell’uso della luce come “farmaco”. Negli ultimi decenni si sono compresi, grazie alla ricerca clinica e agli sviluppi della tecnologia, i motivi alla base degli effetti positivi della luce sulla salute. Inoltre, si è scoperto quali lunghezze d’onda siano le più adatte per trattare determinati disturbi. È in atto oggi una vera e propria esplosione di studi e ricerche che comprovano risultati notevoli in ogni campo della medicina.
Nota: questo è un articolo divulgativo, rivolto al paziente e ai “non addetti ai lavori”: medici e operatori sanitari potranno approfondire QUI .
Pertanto cercherò di chiarire quanto più possibile i termini, perché è necessario che queste conoscenze vengano comprese dal pubblico.
Diciamo allora subito che la lunghezza d’onda luminosa corrisponde al colore della luce. Lo spettro luminoso include una certa gamma di lunghezze d’onda, che noi percepiamo come colori, che vanno dal rosso al viola: agli estremi c’è la luce “invisibile”, infrarosso da un lato e ultravioletto dall’altro.
Si è scoperto che alcune di queste lunghezze d’onda (specialmente quelle corrispondenti al rosso e all’infrarosso) possono avere applicazioni terapeutiche in campo per esempio neurologico, internistico, odontoiatrico, dermatologico. Il termine scientifico che indica questo tipo di applicazioni è Fotobiomodulazione (PhotoBioModulation, PBM).
Quindi, si utilizza la luce: una luce però di tipo speciale, emessa da laser o LED, a bassa intensità e a precise lunghezze d’onda. È una luce delicata, che penetra nei tessuti, interagendo con le cellule e dando loro una sorta di “spinta” per aumentare la produzione di energia, accelerare la riparazione e ridurre l’infiammazione.
Si utilizza dunque soltanto energia luminosa e, ripeto, a bassa intensità. La Fotobiomodulazione non è invasiva, non adopera farmaci, e non provoca alcun dolore. L’unica sensazione che può essere a volte avvertita è quella di un leggero e piacevole calore.
Su cosa può funzionare?
Dolore
È questo un grande campo d’azione, in cui la Fotobiomodulazione ottiene risultati immediati: fibromialgia, tendiniti, lesioni muscolari e trigger point; dolore neuropatico, inclusi disturbi come la neuropatia diabetica e il dolore post-chirurgico.
Condizioni neurologiche
Un aspetto sorprendente della Fotobiomodulazione è il suo potenziale nel campo neurologico. Può essere utile, ad esempio, nella riabilitazione dopo un ictus o un intervento chirurgico, ma anche per migliorare memoria, attenzione e altre funzioni cognitive.
La luce infrarossa può infatti penetrare profondamente nei tessuti, anche attraverso il cranio, e può quindi essere applicata direttamente sul cervello. Gli studi hanno dimostrato che questa terapia può aumentare il flusso sanguigno e l’ossigenazione nel cervello, migliorando il metabolismo dei neuroni.
In molte condizioni croniche (come Alzheimer, Parkinson, depressione) si è vista la compartecipazione di processi infiammatori e ossidativi a livello cerebrale. Ebbene, la luce infrarossa si è dimostrata valida nel ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo del tessuto nervoso.
Inoltre, stimola processi che favoriscono la produzione di energia nelle cellule e supporta la salute delle connessioni neuronali, favorendo la creazione di nuove sinapsi e aumentando la neuroplasticità, essenziale per la salute cerebrale.
Livello psicoemotivo
Le sue applicazioni si estendono anche a problemi come ansia, depressione e insonnia. Da un lato, c’è l’azione benefica di stimolo su tutto l’organismo, quando la luce viene irradiata su tutto il corpo. Dall’altro, c’è la possibilità di trattare punti specifici, come punti di agopuntura (senza pungere, ovviamente!), punti di tensione muscolare o fasciale, aree emozionali (aree del corpo dove si percepisce l’emozione). Il risultato è un immediato e profondo rilassamento psicoemotivo, senza utilizzare farmaci né alcuna tecnica particolare.
Rigenerazione dei tessuti
La Fotobiomodulazione ha un ruolo significativo nella rigenerazione e riparazione dei tessuti, come evidenziato da:
- Guarigione di ulcere croniche, diabetiche o da decubito: la Fotobiomodulazione ha dimostrato di accelerare il processo di guarigione delle ulcere croniche, grazie alla stimolazione della proliferazione cellulare e alla modulazione della risposta infiammatoria;
- Guarigione di ferite post-chirurgiche: la Fotobiomodulazione può migliorare la cicatrizzazione dopo interventi chirurgici, riducendo il tempo di recupero e migliorando la qualità della cicatrice. Anche cicatrici di vecchia data, che possono comunque dare origine a disturbi funzionali di ogni genere, possono essere trattate in modo non invasivo con opportune lunghezze d’onda.
- Riparazione del tessuto osseo: è stata studiata per il suo potenziale nella rigenerazione ossea e nella guarigione di fratture. La Fotobiomodulazione stimola l’attività osteoblastica e la mineralizzazione della matrice ossea.
- Rigenerazione del tessuto nervoso: la ricerca ha indicato che la Fotobiomodulazione può supportare la rigenerazione nervosa in casi di lesioni traumatiche o neuropatie.
Sistema immunitario
La Fotobiomodulazione può aiutare il corpo a combattere l’infiammazione, migliorando la funzione delle cellule immunitarie e promuovendo la guarigione dei tessuti.
Circolazione
La terapia aumenta il flusso sanguigno, che porta più ossigeno e nutrienti ai tessuti, aiutando a ridurre il dolore e a promuovere la guarigione.
Salute della pelle
Le applicazioni dermatologiche della Fotobiomodulazione includono:
- Trattamento dell’acne: La Fotobiomodulazione ha mostrato efficacia nel ridurre l’infiammazione e il numero di lesioni acneiche.
- Invecchiamento della pelle: Può migliorare l’elasticità e la texture della pelle, stimolando la produzione di collagene e riducendo le rughe.
- Psoriasi e altre condizioni infiammatorie: La Fotobiomodulazione può ridurre i segni di infiammazione e migliorare l’aspetto della pelle in diverse condizioni dermatologiche.
Come funziona
Per capire come funziona la Fotobiomodulazione, bisogna pensare alle cellule del nostro corpo come a piccole fabbriche. Le cellule, per funzionare, hanno bisogno di energia, che viene fornita da proprie “centrali energetiche”.
Ogni cellula possiede infatti delle strutture interne chiamate mitocondri, che producono energia per svolgere tutte le sue attività, simile a una “batteria” interna. Quando i mitocondri ricevono la luce della Fotobiomodulazione, specialmente nel rosso e nell’infrarosso, iniziano a lavorare in modo più efficiente, aumentando la produzione di ATP, la molecola che fornisce energia alle cellule. Questo aumento di energia rende le cellule più attive nella riparazione e nel recupero.
La Fotobiomodulazione è spesso usata in combinazione con altre terapie, poiché non interferisce con i farmaci né con altri trattamenti medici.
In pratica
La Fotobiomodulazione può essere applicata su un punto del corpo, su un’area oppure su tutto il corpo, dipende dalla situazione. Esploriamo le varie possibilità.
Su singoli punti, come:
- punti dolorosi della pelle, o della fascia muscolare;
- punti di agopuntura, utilizzati come punti di regolazione di funzioni generali, sull’orecchio o sul corpo;
- punti corrispondenti a strutture nervose (nervi, gangli, aree cerebrali);
- punti corrispondenti a ricca vascolarizzazione, per un effetto sistemico.
Si utilizzano in questi casi apparecchi piccoli, con un fascio di luce focalizzato, come i laser, ad esempio.
Su aree
La luce terapeutica può essere indirizzata su zone dolenti, su muscoli in profondità, su articolazioni, sulla colonna, su organi. In questi casi sono necessari dispositivi ad azione più estesa, che utilizzano LED a luce rossa e infrarossa.
Su tutto il corpo
L’applicazione total body aiuta l’intero organismo a “ricaricarsi”, stimolando gli effetti sistemici antiinfiammatori, antiossidanti e antiage. Si utilizzano ampi pannelli LED a varie lunghezze d’onda di luce rossa e infrarossa, irradiata su tutto il corpo del paziente.
Esiste anche la possibilità che il paziente utilizzi la Fotobiomodulazione tramite dispositivi indossabili, che emettono le lunghezze d’onda opportune grazie alla nanotecnologia, applicati sui punti di agopuntura specifici (vedi Taopatch®). È una modalità di stimolazione continuativa, che come tale può indurre una neuroregolazione più profonda.